Ci sono tante cose che mi fanno incazzare degli editori italiani, e una di queste è la loro predisposizione a occuparsi di idiozie senza senso, di loro norme editoriali senza alcun effetto sul cervello del lettore, e di farlo in modo puntiglioso...
... ma poi sono ignoranti in modo abissale non solo su come funzioni la scrittura in relazione ai meccanismi cognitivi e di simulazione nella mente di chi legge, ma perfino su concetti basilari di grammatica italiana!
Io non sono un grammar nazi e non sono un fan della "correttezza" grammaticale astratta a scapito del reale uso colloquiale del parlato perché mi occupo di narrativa e il realismo fa di norma a capocciate con la perfezione teorica linguistica.
Suonerebbe farlocco se scrivessimo ogni battuta solo in modo "perfetto" per la grammatica teorica: non si parla così nella realtà, si usano piccole scorciatoie, si sporca un po' il linguaggio.
Nemmeno l'Accademia della Crusca è fan del linguaggio "perfettino" fasullo e nemmeno chi si occupa davvero di lingua italiana: l'uso colloquiale, comune, è riconosciuto per tantissime forme un po' sgrammaticate, ma che sono oramai italiano corrente, parlato ogni giorno. Non è sbagliato usarle.
C'è una cosa in particolare, dicevo, che mi fa incazzare e dà molto fastidio anche agli esperti veri di lingua italiana: le proibizioni linguistiche a cazzo di cane.
Gli editori le adorano: si riempono di "non puoi questo", "non puoi quello", mutilando a caso l'italiano per assurde fisime personali.
Ricordi la questione del "sé stesso"?
Un famoso editor che lavora per un (il più?) Grande Editore italiano ha espresso in un post su Facebook del gennaio 2018 la posizione di tanti suoi colleghi:
[...] non importa che cosa sostengono le Accademie e i vocabolari, né chi grida più forte su Facebook o nei social. Quello che conta, quando vi rivolgete a un editore per farvi pubblicare, è che cosa fa quell’editore. E visto che, al momento, TUTTI gli editori pretendono che “se stesso” sia scritto senza accento, fare i creativi all’avanguardia che vanno controcorrente solo perché l’hanno sentito dire da qualcuno, è un errore tipico dei dilettanti allo sbaraglio, che serve solo a indisporre il proprio interlocutore, quando questo è un editore. A meno che, naturalmente, non vogliate mandare la vostra opera all’Accademia della Crusca.
Notate l'arroganza di un ambiente editoriale di ometti che hanno tutto il proprio potere limitato al poter cestinare o meno un romanzo, e quindi devono inventarsi imposizioni arbitrarie per affermarsi come individui.
È incredibilmente squallido, ma d'altronde questa non è gente che fa barche di soldi o ottiene chissà quali risultati nella vita, e per "sentirsi affermati" devono infierire per futili motivi su persone a caso. Come gli operatori socio sanitari che maltrattano gli anziani negli ospizi per sentirsi potenti.
Quindi sì, se rispettate la grammatica italiana potreste essere cestinati in automatico dai piccoli kapò dei Grandi Editori perché si ritengono i padroni incontrastati della lingua. Ora ne siete consapevoli: prima di inviare un testo sapete di doverlo "sgrammaticare" secondo le depravazioni del perverteditor di turno. :-)
Era solo uno dei tanti casi. Oggi te ne porto un altro.
Prendiamo il cosiddetto interrobang o punto esclarrogativo: è la fusione del punto di domanda con il punto esclamativo in un segno solo, questo "‽".
Ecco, va benissimo non usarlo perché il pubblico non c'è abituato e quindi verrebbe distratto durante la lettura, come nel caso di tanti altri segni di punteggiatura proposti nei decenni passati (e già disponibili con la loro codifica Unicode)...
... però il problema è che gli editori italiani spesso proibiscono anche la versione tradizionalmente impiegata con i due punti in sequenza "?!" per dare il tono di domanda ed esclamazione fusi assieme. Sì, come si vede spesso nei fumetti, esatto. Va bene pure "!?": l'importante è sceglierne uno e rimanere coerenti nell'opera.
Motivo della proibizione? Nessuno: perché non va usato, è sbagliato, fine. Oppure, seconda motivazione che ho sentito dare: "perché non esiste, in quanto una frase è solo affermativa o solo interrogativa".
Sul serio? Peccato che "?!" rappresenti un tono reale, non comunicato da nessuno dei due punti presi singolarmente. Basta vivere nel mondo per saperlo: lo hai sentito di continuo.
Qui arriviamo in pieno nel campo di gente che pretende di fare editoria e giudicare realtà fittizie, ma non ha una presa solida nemmeno sull'esistenza nel mondo reale. Sradicati dalla realtà e collocati in editoria, a sorvegliare che ciò che si pubblichi sia... coerente con le fantasie alienate di chi del mondo non ha capito niente. Bellissimo. :-)
La combinazione "?!" usano senza problemi un po' tutti, fuori dall'Italia. Se leggi in inglese lo hai trovato spesso. Si usa pure in spagnolo, ovviamente nel loro modo particolare con i segni rovesciati (per capirci) all'inizio: per dire "Davvero?!" metteranno "¡¿De verdad?!".
Va bene limitarne al minimo l'uso, come limitiamo l'uso dei puntini di sospensione, per evitare effetti poco credibili ed eccessivamente recitati (in senso di recitati male, troppo caricati), ma negarli "perché sono sbagliati" o "perché non esistono" equivale a sostituirsi alla lingua usata da decine di milioni di persone in virtù della propria pochezza umana di giudici orgogliosi della propria ignoranza.
Queste folli norme trovate nella prima casa editrice vengono poi ereditate e portate dai redattori editoriali nella casa editrice successiva, magari usando proprio le norme della casa precedente per costruire quelle della nuova.
Gli errori vengono copiati e diffusi come virus... perché questi redattori, o "editor", non conoscono di cosa parlano e non si fanno mai venire il dubbio di informarsi, nemmeno su testi professionali di ampia diffusione che in teoria sono rivolti proprio a loro!
Signori, comprarsi e leggersi il Manuale di Redazione Editoriale della Edigeo (il più famoso in Italia) non fa schifo, eh. Io me lo sono procurato subito, appena ho preso il controllo della mia prima collana editoriale, come direttore, nel lontano 2014. Mi era sembrato il dovere essenziale minimo.
E cosa dice quel manuale Edigeo sul buon "?!", secondo te? Che si può usare, esatto. Lo tratta come qualcosa di assolutamente normale, come infatti è ovunque. Che ti aspettavi?
Però figurarsi se questi "difensori della cultura", come si atteggiano di norma i cialtroni dell'editoria, hanno tempo per... leggere manuali del loro settore professionale.
Bell'ambiente, eh?
Ma se mi segui da un po', lo sai già qual è il livello là fuori. ;-)
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